Cerca
Close this search box.

Un percorso nel ‘900: il fascino del flauto, e un insolito colore per la voce

Sabato 17 aprile 2021, ore 17 Un percorso nel ‘900: il fascino del flauto, e un insolito colore per la voce
Musicista dalla personalità spiccata e dall’inconfondibile scrittura, gigione e aristocratico, provocatorio enfant terrible e sincero credente, Poulenc fu compositore dalla vena feconda. Con Auric, Durey, Honegger, Milhaud e Germaine Tailleferre costituì ‘Le Groupe des Six’. ‘Monaco e monello’: ecco una tra le più azzeccate definizioni, volte a sintetizzare in una boutade la complessa figura artistica di un compositore profondamente radicato nell’humus della cultura francese. Con la musica da camera ebbe sempre un feeling speciale distribuito lungo i decenni: ecco allora le Sonate per flauto, per clarinetto e per oboe, dai ritmi briosi e dalle atmosfere imbevute di amabile naïveté. Se la figura dell’austero e teutonico Karg-Elert – successore di Reger nonché ammirato da Busoni – è nota soprattutto agli organisti, per una volta eccolo testimoniato da un brano cameristico. E sarà una vera sorpresa. Singolare accostamento, poi, nella seconda parte: e dunque lo statunitense Crumb e una pagina di Martucci. Passato alla storia con Bossi e Sgambati per aver ‘rifondato’ la musica strumentale italiana, frequentò anche la lirica da camera. (A.P.)

Martina Soffiati flauto
Ruta Stadalmykaite pianoforte

Francis Poulenc (1899-1963)
Sonata per flauto e pianoforte
Allegro malinconico
Cantilena. Assez lent
Presto giocoso

Sigfrid Karg-Elert (1877-1933)
Sinfonische Kanzone op. 114

Federica Passoni voce
Marta Conte pianoforte

George Crumb (1929)
Three Early Songs

Giuseppe Martucci (1856-1909)
La Canzone dei Ricordi

presentazione di Alessandro Orlando

Con l’ultimo concerto di aprile (sabato 24) in assoluto il 12° di stagione, ecco una policroma formazione di fiati. In programma alcune rarità (l’operista Ponchielli, per una volta sul versante cameristico) e il poco frequentato Luigi Bassi, ma anche il più noto Briccialdi, che fu flautista di grande spicco.
Gran finale nel segno di Hindemith che della Kammer Musik fece uno dei suoi credo estetico e dello spassoso Milhaud, che al folklore carioca seppe attingere talora non comuni elementi ispirativi: contaminandoli con sbarazzina nonchalance a stilemi europei e segnatamente parigini. Da non perdere per alcuna ragione.
Questi i giovani interpreti: Daniele Simoniello, Giacomo Arfacchia clarinetto, Federico Allegro oboe, Arianna Musso flauto, Davide Rausi pianoforte, per la prima parte, poi
Sofia Bevilacqua flauto e ottavino, Federico Allegro oboe, Flavio Fazio clarinetto, Davide Pisani corno, Matteo Maggini fagotto.
Introduce il concerto ancora la violoncellista Isabella Veggiotti.