I Quaderni del Cantelli

Il passaggio dal Conservatorio all’ordinamento universitario si è svolto con molte incertezze, e lentamente. A tutt’oggi, l’istituzione si configura come un ibrido gravato da cascami di una regolamentazione didattica che dovrebbe essere desueta, ma permane, sovente, nell’inerzia di chi vi insegna.
Il “Cantelli” si è qualificato come sede di dottorati di ricerca, e svolgerà il ruolo di progetto pilota verso una definitiva assunzione di nuove competenze, da parte dei non più Conservatori, non ancora Facoltà.

Organizzati come numeri monografici, i Quaderni raccoglieranno gli esiti del lavoro svolto da docenti attivi in molteplici campi della indagine su tematiche musicali: dalle prassi all’indagine sulle fonti, fino alla storia dell’interpretazione e l’apertura ai nessi con le altre arti, e quelle discipline filosofiche senza la quali nessuna ricerca può fondarsi su docimologie certificate.

La direzione scientifica della collana dei quaderni del Cantelli affidata a Giovanni Botta si avvarrà di un comitato scientifico formato da Alessandro Zignani, Federico Fornoni ed Alberto Viarengo.

La Storia della Musica soggiace ancora, in gran parte, a dettami crociani. Modelli discussi dalla storiografia ormai da tempo, e non più utilizzati in qualsiasi indagine sulle civiltà, continuano a rendere questa disciplina un coacervo di nozioni non discusse che si perpetuano secondo un processo di repliche dogmatiche. Tra gli scopi dei Quaderni c’è il combattere contro questa immanenza della histoire évenémentielle contro i principi della École des Annales, attiva fin dai primi anni del Secondo Dopoguerra. Indagare le partiture dall’interno, nelle loro intime e irreplicabili ragioni; svelare il processo creativo attivo nella psiche di chi le ha realizzate; penetrare negli esiti sociali della loro diffusione: tutto questo ha poco a che fare con le nozioni materiali di un metodo storico confinato nelle fobie del Positivismo verso qualunque moto interiore. Nessuna scienza moderna è pensabile senza il riduzionismo della Fenomenologia: il suo ripensare ogni testimonianza del pensiero umano come un’entità unica e irripetibile. Alcuni musicisti, in primis Sergiu Celibidache, hanno fatto della Fenomenologia il centro di ogni loro riflessione sulla musica. Nella ricerca musicologica, questo atteggiamento si è arenato nelle sacche di un citazionismo testuale che tutto è tranne diatriba sull’Ermeneutica: messa in discussione dei modelli. C’è bisogno di un atto di sospensione del giudizio, una riflessione su che cosa significa pensare.
Come François Furet ha intitolato Penser la Révolution française quel saggio dove ogni pregiudizio dello Storicismo veniva ribaltato, oggi c’è bisogno, negli ex-Conservatori, di un metodo rinnovato che abitui a pensare la Storia della Musica. Solo così la riforma, così sommariamente applicata, avrà un senso, e livellerà quell’insensata barriera che oggi rende, le Università e gli Istituti di Alta Cultura, due fantasmi di epoche nelle quali le prime ammannivano il sapere; e i Conservatori, la tecnologia dell’arte. Le cose, instituzionalmente, non stanno più così, ma pochi se ne sono accorti. Gli ex-Conservatori si trovano ad un discrimine senza risolvere il quale vanno incontro alla loro definitiva delegittimazione. Occorre immettere idee nella pratica artigianale dello strumento, e far piazza pulita di schede, tabelle e bigini didattici, ormai, delegittimati da eserciti di esegeti aggiornati sulle sfide future di una civiltà che, a tanto vuoto, ha reagito con altrettanta indifferenza di pubblico.
Il primo numero di questi Quaderni è, per forza di cose, ancora interlocutorio. Volta per volta, si darà sempre più spazio a riflessioni approfondite sulle tematiche dei nuovi criteri di ricerca, e la risoluzione di zeppe critiche ancora avvinte alla mentalità di certi studiosi. Questo numero è un appello, una chiamata al risveglio delle coscienze. Nella sua natura, accoglie riflessioni su un compositore tra i più equivocati, per la sua popolarità, tra gli studiosi. Puccini è, ormai, un luogo comune, la piazza di sentito dire esposti alla retorica di un’estetica fin troppo diffusa, nella nostra Musicologia. Ci sembrava, dunque, un argomento ideale dal quale far partire la nostra perlustrazione.

Alessandro Zignani
Membro Ufficio Ricerca e comitato scientifico I quaderni del Cantelli