Sabato 19 gennaio 2019 ore 17
Auditorium Fratelli Olivieri
La stagione dei Concerti del Cantelli 2018/2019 – Ottavo concerto
Preziosismi cameristici e l’amalgama delle percussioni
protagonisti:
Benedetta Ballardini, flauto
Sonia Candellone, pianoforte e violoncello
Davide Broggini e Stefano Ricchiuti, percussioni
Tiziana Ravetti, soprano
Gigliola Granziera, pianoforte
musiche di
Casella, Debussy, Dutilleux, Friedman, Samuels, Knipple, Weill, Poulenc, Bernstein
Un programma davvero singolare e variegato, quello del concerto in oggetto. Non solo, un programma spettacolare che vede abbinati svariati strumenti ed autori per lo più del ‘900 storico. L’esordio è nel segno del binomio di flauto e pianoforte. Ed allora ecco del neoclassico Alfredo Casella (torinese di nascita, ma cittadino del mondo e parigino di formazione) si ascolta la spassosa e toccante al tempo stesso Barcarole e Scherzo op. 4 dalle croccanti atmosfere. Poi ecco incursione nell’universo di Debussy e ci troviamo in presenza delle pianistiche Sei Epigrafi antiche.
Opera quintessenziata ed estetizzante dalle poliedriche valenze. La genesi è inscindibilmente legata alla figura di Pierre Louÿs, amico intimo di Debussy, nonché intellettuale dalla variegata e complessa personalità. Nel corso dell’inverno 1900-01 alcuni poemetti di costui erano stati messi in scena e dunque per così dire ‘rappresentati’. Ed è per tale circostanza che Debussy concepì la raccolta contrassegnata da un pianismo intimista e rarefatto, tutto interiorità e arcaicizzanti risonanze. Nella pacata pagina d’esordio (Pour invoquer Pan, dieu du vent d’été) dalla naïveté pastorale l’invocazione panica, per l’appunto, si affida ai sortilegi d’un tema pentafonico istoriato di arabeschi volti a evocare la brezza notturna; poche increspature nella zona mediana e vaghi accenni di danza vengono riassorbiti nella quiete delle ultime misure. Poi ecco che il mistero del mondo iperuranio e – più ancora – della notte aleggiano nei due brani successivi: Pour un tombeau sans nom dall’iniziale tema esatonale e dall’atmosfera cupa, funerea, striata di profonda mestizia, si presenta contraddistinto da instabilità tonale ed ibridato da arcani rintocchi, mentre nel successivo, Pour que la nuit soit propice si percepisce una sorta di sensualità come scarnificata, depurata ed evanescente, ma destinata a manifestarsi in tutto il suo nitore solamente nelle ultime misure.
Laddove per contro scintillanti barbagli di luce radente esaltano la seducente carica erotica della danzatrice del quarto brano cui allude il titolo (Pour la danseuse aux crotales). Poi ecco un ‘quadretto egiziano’ intriso di esotismo, dagli insistenti accordi paralleli e dal singolare fascino timbrico (Pour l’Égyptienne). Un palpitante senso dell’arcano promana invece dall’ultima pagina (Pour remercier la pluie au matin) ispirata ad una religiosità paganeggiante le cui sonorità riprendono le fantasmagorie già escogitate in Jardins sous la pluie (terzo pannello delle pianistiche Estampes). Da rilevare ancora come la prima epigrafe – richiamata tematicamente in chiusura – già fin dal titolo, si riallacci sia all’Aprés midi d’un faune, così pure al flautistico Syrinx (originariamente intitolato La flûte de Pan) nonché alla prima delle Chansons de Bilitis dedicata alla medesima divinità ellenica.
Ancora raffinatezza di natura tipicamente francese con l’amabile Sonatine di Dutilleux, autore elegante dalla spiccata sensibilità timbrica.
Poi ecco nella seconda parte del pomeriggio affacciarsi le percussioni (marimba e vibrafono dalle arcane risonanze principalmente, ma non solo) in abbinamento alla voce di soprano. In programma divertenti ed irresistibili pagine dagli evocativi titoli che hanno il pregio di porre in luce la bravura dei giovani e già esperti interpreti (dovute a Friedman & Samuels e Knipple); quindi ecco la presenza di alcuni brani vocali del tedesco Kurt Weill: autore che si è soliti accostare all’Espressionismo berlinese, ma che in realtà – trasferitosi negli States – ebbe una ‘seconda giovinezza’, per così dire, quale autore di Songs e Musicals. Ed è su tale versante che il programma predisposto dai nostri giovani interpreti si orienta.
Ancora musica francese con l’estetizzante Poulenc (a dir poco un genio) e dunque una pagina in bilico tra musica colta e cabaret d’alto intrattenimento.
Per finire tutti gli esecutori riuniti in una sorta di ensemble ben più che cameristico (da notare che Sonia Candellone per l’occasione lascia la tastiera a Gigliola Granziera imbracciando il violoncello, suo secondo strumento) per interpretare una pagina tratta dall’intramontabile West Side Story dell’indimenticabile Leonard Bernstein, per antonomasia ‘Lennie’ nel 100° della scomparsa. Un profluvio di ritmi irrefrenabili, ma anche venature melanconiche per la storia di questi due giovani amanti, quasi versione 2.0 dello shakespeareano Romeo e Giulietta che sedusse così tanti musicisti, da Cajkovskij a Prokof’ev ed oltre.
Da non perdere per nessuna ragione.