È previsto per sabato 30 ottobre alle 17 in Auditorium fratelli Oliveri l’ultimo concerto per la stagione 2020-21 dei Concerti del Sabato dell’ISSM Conservatorio ‘G Cantelli’ a cura di Alessandra Aina.
Di concerto live si tratterà, (con ingresso libero, come di norma, ma con prenotazione obbligatoria sul sito del Cantelli): dunque, come già la scorsa settimana, concerto ‘in presenza’, per il quale è prevista comunque la diretta streaming per chi non potrà esserci fisicamente, un’opportunità in più che amplia i potenziali fruitori dei ‘nostri’ concerti.
Protagonista Luca Giovannini (violoncellista, vincitore del Premio Nazionale delle Arti, PNA per la sua sezione); ad accompagnarlo al pianoforte sarà Martina Consonni.
In programma una delle pagine più fascinose del repertorio per violoncello, concepita in realtà per il cosiddetto ‘arpeggione’ strumento ibrido e di fatto caduto nell’oblio: e si tratta della schubertiana Sonata D 821, a dir poco un capolavoro, poi seguita da un lavoro del ceco Janacek, ricco di suggestioni emotive. Chiusura nel segno del sommo Debussy, con la Sonata per violoncello frutto dell’estrema parabola creativa dell’autore del Pélleas, nata quando ormai il musicista era mortalmente malato. Ne aveva progettate ben Sei, fece in tempo solamente a completarne tre (quella per cello – appunto – una per violino ed una per flauto viola ed arpa).
Dallo Schubert ‘sperimentale’ al ‘900 slavo e francese
Apertura con l’amabile Sonata ‘Arpeggione’ dal nome del bizzarro strumento cui venne destinata. Unico autore di spicco a comporre per tale ibrido aggeggio destinato all’oblio, Schubert la scrisse nel 1824. Ecco un Allegro striato di spleen, poi un Adagio di singolare spontaneità, già presago di Brahms, quasi Lied dal soave lirismo, quindi un affabile Rondò dai popolareschi accenti. Quanto a Debussy, già minato dal cancro, non fece in tempo a completare le progettate Sei Sonate per dissimili strumenti. Quella per violoncello inaugurò la raccolta nel 1915. Presenta un conciso Prologo dal colore brunito, cui seguono uno scarno tempo lento di assorta pensosità e un Finale dai fascinosi timbri dove prevale un clima cupo, nonostante il cantabile e la verve ritmica. Incorniciata da tali capolavori, una fiabesca pagina del ceco Janácek (1910) rivista e pubblicata nel ‘23: in bilico tra rapsodiante inquietudine, drammaticità e guizzanti bagliori (il tempo centrale), si chiude con una danza dagli echi folklorici; quale fil rouge gli arabeschi del solista memori di Shéhérazade.
Poi ecco che sabato 6 novembre prenderà le mosse una nuova, ricca stagione: quella 2021-22, come sempre a cura di Alessandra Aina.
Stay tuned.