Cerca
Close this search box.

Settimana della Musica Contemporanea

Si riaffaccia, insolitamente nel mese di settembre, la Settimana dedicata alla Musica Contemporanea che di norma si teneva al Conservatorio ‘Cantelli’ in maggio e che per ovvi motivi legati alla pandemia quest’anno è stato giocoforza programmare in autunno. Comprende un programma davvero accattivante, per varietà proposte artistiche, potendo contare anche su gemellaggi con altro Conservatorio del Piemonte, quello di Alessandria (e non solo).

Vediamo nei dettagli i vari appuntamenti
SETTIMANA DELLA MUSICA CONTEMPORANEA
Si svolgerà dunque da lunedì 20 a sabato 25 settembre 2021 la Settimana della Musica Contemporanea, con appuntamenti di grande fascino presso l’Auditorium fratelli Olivieri: una opportunità non comune per i nostri studenti di misurarsi con una tranche di repertorio non così scontato e frequentato, affinando tecniche esecutive e altro ancora e per il pubblico di fruire di pagine spesso fuori dagli schemi, in qualche caso vere e proprie chicche. Da segnalare le pagine scritte ad hoc dai nostri ottimi allievi che avranno l’opportunità (non comune) di ‘sentirle’ eseguite in un concerto per intero destinato ai giovani compositori in erba. Segnaliamo poi anche un concerto dedicato ai fiati (che, si sa, del Cantelli sono un vero marchio di fabbrica) il clavicembalo posto a reagire con repertori inediti (del ‘900) ed un pomeriggio che presenta un progetto-medaglione attorno alla figura di Bartók rivisitato con gusto e creatività.

Si riporta in calce il calendario completo: significativo per ricchezza di contenuti e variegata alternanza di stili, linguaggi e generi. Emerge, anche solo ad un rapido sguardo, una singolare messe di autori ed interpreti coinvolti, dei quali il Cantelli va ragionevolmente orgoglioso, da rimarcare un recital intero dedicato alla chitarra.

Di rilievo la prima italiana dell’opera Kiki de Montparnasse di Andrea Mannucci che ‘apre’ la settimana stessa. Si tratta di un singolare atto unico incentrato sulla figura di Alice Prin (in arte Kiki de Montparnasse), musa e ispiratrice di svariati artisti, da Modigliani a Man Ray, nella Parigi degli anni ’20 del ‘900, donna volitiva e tenace che all’arte figurativa, in special modo, legò il proprio nome interferendo anche con artisti del calibro di Hemingway ed altri.
Del lavoro riportiamo le dichiarazioni di intenti di autore e librettista ed una sinossi dalla quale emerge la vicenda narrata.

*********************
KIKI DE MONTPARNASSE
Edizioni Suvini Zerboni – Milano

Musica di ANDREA MANNUCCI su libretto di MARCO ONGARO
prima esecuzione italiana

Elementi ispiratori
Alice Prin, con lo pseudonimo di Kiki de Montparnasse, ha attraversato i primi decenni del Novecento a Parigi, prendendo parte alla straordinaria vita artistica fiorita in quegli anni nella Ville Lumière. Un secondo Rinascimento, un’Età dell’Oro che ha segnato l’evoluzione delle arti a livello mondiale, trasformando le rive della Senna nel crogiolo della pittura, della scultura, della musica e della poesia moderne. Al centro di tale sovvertimento culturale, attratta dai massimi artisti dell’epoca, la giovane Kiki vi mescola la propria vita, divenendo una Musa in carne e ossa, modella spregiudicata e generosa capace di sostenerne e ispirarne, la creatività. Espressione dinamica della joie de vivre, personificazione dello slancio vitale, ha contribuito ad alimentare la ricerca estetica di molti dei grandi artisti con i quali è venuta a contatto.

«Kiki è personaggio esistito realmente, tuttavia per me, in quanto autore, non è che un pretesto allegorico. L’ho scelta infatti per parlare della donna, della bellezza e dell’arte, dell’amore come Musa, e dell’artista come benefattore del mondo. I dettagli strettamente biografici sono importanti, per non offendere il ricordo di una persona esistita, quanto irrilevanti per il messaggio simbolico che il corpo-Kiki ha iniziato a rappresentare fin dalla prima vendita di un suo ritratto nudo al Salon d’Automne del ‘22. Lì è divenuta icona, e come tale l’ho trattata: immodestamente – potremmo affermare – sono un altro degli artisti che Kiki ha ispirato con la sua bella libertà. L’ho ritratta così come l’ho vista: nessuno potrà dire quanto sia somigliante, ma ho tuttavia la presunzione di credere che le sarebbe piaciuto».
Marco Ongaro, librettista

«Kiki de Montparnasse è un genere di opera innovativo e sperimentale in cui si fondono elementi eterogenei quali musica colta, jazz, cabaret, canzone e forme di danza; viene adottato volutamente un vistoso linguaggio melodico intrecciato alla forza di quello armonico. L’opera è suddivisa in dodici scene, ognuna delle quali racconta un episodio della vita di Kiki, la sua bellezza, l’arte, l’umanità e il suo declino. Tutto il lavoro ruota intorno alla passione amorosa, all’utopia dell’eros e ad un graduale incalzare emotivo che culmina nella frenetica danza della scena XI, passando attraverso il duetto d’amore tra Kiki e Utrillo della scena V accompagnato dal suono del pianoforte che utilizza un particolare motivo-base, una sorta di trait-d’union con i lavori precedenti, per arrivare alla satira mordace e parossistica della scena VIII in cui la forma danzante viene recuperata nella sua esecuzione ritmica e melodica. Dunque una mescolanza che trova le sue radici nel cabaret e nel teatro popolare; formalmente è un seguito di episodi musicali (arie, duetti, concertati) accompagnati da una piccola orchestra».
Andrea Mannucci, compositore

Sinossi dell’opera
In scena non vi sono mai più di tre personaggi, sebbene l’opera ne presenti molti di più. Kiki è l’unico non intercambiabile, mentre gli altri due, entrambi maschili, mutano nome e ruolo trasformandosi di scena in scena.

SCENA I L’amore si compra e si vende
Nella fase finale della sua esistenza, Kiki rammenta con nostalgia ciò che è stata e ciò che ha vissuto, il clima della Parigi di allora, la fortuita mutazione di una vita destinata forse alla prostituzione, salvata invece dall’amore per l’arte e per gli artisti. Il ricordo è struggente quanto importante è stato il passato.

SCENA II Però ricordo
Recitativo in cui Kiki riporta brevemente al presente le proprie origini e il suo arrivo a Parigi. Cade il travestimento degli anni. Il ricordo si fa flashback.

SCENA III Perdere la virtù
Duetto di Kiki con l’anziano scultore al quale chiede di deflorarla con delicatezza. Ha deciso infatti di approfittare della debolezza sessuale del vecchio per perdere la verginità senza troppo soffrire. L’imene è vissuto come una porta chiusa da spalancare al più presto per prendere parte alla vita. Lo scultore, non comprendendo, non crede alle sue orecchie, salvo poi acconsentire.

SCENA IV Rendere mondo il mondo
Utrillo chiede a Modì notizie in merito a Kiki, modella già nota nell’ambiente degli artisti. Modì gliele fornisce e s’impegna a fissargli un appuntamento con lei per una seduta di posa. Duetto/manifesto della vocazione dell’artista a migliorare il mondo, ricreandolo.

SCENA V Il ritratto
Kiki giunge nell’atelier di Utrillo, posando nuda lo interroga sulle tecniche e gli intenti dell’artista. Mentre dipinge il pittore le risponde, ma da ultimo,osservando il ritratto, Kiki scopre che Utrillo ha dipinto una veduta di Montmartre.

SCENA VI La colletta
Alla Rotonde Kiki chiede denaro a un avventore e all’oste per aiutare una donna alla quale da poco è morto il bambino. I due rifiutano, allora Kiki solleva la gonna mostrandosi nuda per ottenere il denaro. I due pagano di buon grado. Monologo di Kiki consapevole del suo potere: potrebbe avere il mondo ai suoi piedi, ma il mondo non le piace così com’è. Solo l’artista può renderlo migliore, ecco la sua vocazione: dare agli artisti energia per migliorare il mondo.

SCENA VII Nudo sdraiato di Kiki
Foujita e Soutine duettano sul colpo grosso del primo che ha venduto il Nudo sdraiato di Kiki per 8000 franchi al Salon d’Automne del ‘22. Soutine vorrebbe avere altrettanta fortuna e ricorda la prima seduta di posa con Kiki, quando è stata lei a fargli il ritratto al posto suo. Entra Kiki, entusiasta, dichiarando che Alice Prin è morta e che d’ora in poi solo Kiki vivrà. Accetta di brindare con loro, ma solo per poco, avendo appuntamento con Man Ray del quale è innamorata.

SCENA VIII Can can
Monologo di Kiki sulla sua libertà in amore. Dal letto di Foujita a quello di Man Ray la vita corre vorticosa e brillante di relazione in relazione.

SCENA IX Non è reale il mondo
Duetto d’amore di Kiki e Man Ray. Il mondo non è reale, se non quello immaginato dall’artista. Ritorno del tema Rendere mondo il mondo sulla missione dell’artista, estesa alla missione dell’amore.

SCENA X Inaugurata la Coupole
Hemingway e Man Ray inneggiano con Kiki ai piaceri delle libagioni nel nuovo locale di Montparnasse. Il passato diviene futuro. La Grande Guerra è finita e il locale stesso, con le sue lusinghe di divertimento, rappresenta la rinascita. Viene preannunciato il libro di memorie di Kiki, del quale lo scrittore americano curerà la prefazione. Gli orrori della Seconda Guerra Mondiale e l’attività di resistenza clandestina di Kiki costituiscono inevitabili presagi che contrastano con l’ebbrezza del presente.

SCENA XI Mille
Vertiginoso riassunto della vita di Kiki. Rievoca mille avvenimenti senza trascurare quelli meno piacevoli, ricordati da un poliziotto e da un nazista. Su tutti si stagliano i suoi mille ritratti realizzati da altrettanti artisti di genio.

SCENA XII Non ne farò un catalogo
Fine del flashback. Kiki, nuovamente pingue e invecchiata, trae le somme della propria esistenza. La parabola artistica rimane l’unico aspetto rilevante. L’esposizione di quadri si fa metafora della sua vita. Non già una mostra personale, bensì una collettiva. Un’avventura durata anni, fatta di incontri e vicissitudini fortunate di cui Kiki riconosce il valore solamente in rapporto agli artisti che ha conosciuto e stimolato.

Riflessioni
L’amore si compra e si vende come i quadri; inizialmente Kiki è stata anche giovane prostituta, dalle ricostruzioni biografiche di Augias e Franck emerge con chiarezza. L’amore aiuta i quadri a venire realizzati, ad essere messi in mostra e venduti. Gli acquirenti comprano per amore e gli artisti per amore creano, per amore vendono. L’amore di Kiki è ‘lucido’, non romantico, pensato, spregiudicato, posto consapevolmente al servizio dell’arte per migliorare il mondo.
Il finale è melanconico come l’inizio, poiché una donna gratificata dalla bellezza, ispiratrice a sua volta di bellezza, per quanto ironica e sagace, al termine della vita non può non avvertire nostalgia per quella bellezza che, grazie al suo corpo ed ai ritratti, ha animato il Novecento sospingendolo attraverso due guerre senza che il mondo ne risultasse del tutto distrutto.
La battaglia di Kiki è vinta, può esserne fiera. Ma lei è istintiva come un animale, non già riflessiva come un intellettuale, e la bellezza trascorsa ed ora sfumata nelle gambe grosse e nella ciccia, nelle rughe e nella decadenza fisica, non può che generare tristezza. Una tristezza mediata dal ricordo, dalla fierezza di essere stata protagonista di uno dei momenti più esaltanti nella storia della civiltà occidentale. La piccola modella generosa ha ravvivato le menti più geniali della terza Età dell’Oro, dopo Atene e Firenze. Sa di non essere stata sola, di aver fatto parte di una squadra. Accetta con altrettanta nostalgia il suo ruolo di figura in una foto di gruppo, di parte di un ritratto, di quadro all’interno di una vastissima esposizione collettiva. Non è emersa più di tanto in quanto persona, ma ha alimentato la vita di coloro che sono emersi. Il suo altruismo commuove. Per questo il finale – invero un secondo finale, poiché il primo, più trionfalistico, è costituito dalla scena Mille, una sorta di Valse à mille temps che nel mandare avanti le sequenze della sua vita ne celebra le vittorie – ecco che ridispone Kiki all’interno della galleria, donandole lo spazio che le spetta nella grande collettiva d’inizio secolo a Parigi: e non potrà essere che un finale malinconico.

Programma dettagliato

Lunedì 20 settembre ore 20.30
Andrea Mannucci (1960), “Kiki de Montparnasse”, Prima esecuzione italiana
Opera in un atto su libretto di Marco Ongaro dalla suggestiva ed evocativa trama
che non mancherà di coinvolgere il fedele pubblico

Regia e allestimento scenico di Giorgio Pesenti

Personaggi ed interpreti:
KIKI (Alice Prin), MARIA ELEONORA CAMINADA, soprano

si alternano nei ruoli di:
VECCHIO SCULTORE-UTRILLO-MODIGLIANI-AVVENTORE
BARISTA-FOUJITA- SOUTINE
MAN RAY-HEMINGWAY-POLIZIOTTO-NAZISTA

DAVIDE LANDO, tenore
PAOLO LEONARDI, baritono

ENSEMBLE CANTELLI CONTEMPORANEO, diretto da RICCARDO BISATTI
in organico clarinetto in si bemolle, sassofono contralto, percussioni, pianoforte, violino, viola e violoncello

Martedì 21 settembre ore 17.00
“La chitarra e il ‘900”
Alan Rawsthorne (1905-1971), “Elegy”
Olli Mustonen (1967), I° movimento dalla Sonata n. 2: Drammatico, con rubato
Riccardo Garello, chitarra

Giorgio Colombo Taccani (1961), “Erma”
Annachiara Gedda (1986), “Un éclair….puis la nuit!”
Emanuela Ballio (1968), “Improvviso”
Angelo Gilardino (1941), “Santuario”
Edoardo Dadone (1992), “Trittico”
Giovanni Martinelli, chitarra

Dusan BogdanoviC (1955), Concerto per chitarra e archi (riduzione per chitarra e pianoforte di James Smith)
I – Adagio espressivo, Allegro
II – Rubato, Largo Tranquillo
III – Allegro molto
Lorenzo Micheli Pucci, chitarra
Sonia Candellone, pianoforte

Angelo Gilardino (1941), “Madrigale e ballo di pian dei giullari”
“Riviera di Chiaia” Passeggio reale per due chitarre
I – Allegro scarpigliato
II – “Pioggia” (ricordo di Nicola Pugliese), Adagio
III – Allegro con fuoco
Kevin Swierkosz-Lenart (1988), Konnakol
Giovanni Martinelli-Lorenzo Micheli Pucci, chitarre

Mercoledì 22 settembre ore 17.00
“I GIOVANI COMPOSITORI DEL CANTELLI”
Concerto a cura degli allievi delle classi di Composizione del Conservatorio “G. Cantelli” di Novara
(docenti Franco Balliana ed Emanuela Ballio)

Giulia Santagostino (1990), “Musica per tre violoncelli”
Matteo Vercelloni, Alice Mana, Christiana Coppola, violoncelli

Edoardo Tritto (2000), “Berceuse à la lune”
Daniele Ambrosi, pianoforte
Watercolors I, II, III, IV
Gioia Soletto, pianoforte

Aurora Pettinaroli (1997), “Elevator”
Simone Turcolin, contrabbasso
“Alle grotte di Catullo”
Maria Pahlman, voce, Giovanni Martinelli, chitarra

Andrea Pongiluppi (2000), “Soli insieme”
Gaia Zecchini, clarinetto, Andrea Pongiluppi, clarinetto basso

Christian Giudici (1999), “Danza della pioggia”
Christiana Coppola, violoncello
“Et ipse deplorai”
Maria Vittoria Baduino, flauto, Francesca Bolognesi, clarinetto Giulia Boda, fagotto

Pietro Ragozzi (1998), “Piassa Luret”
Carlotta Linetti, voce Mattia Chiaverano, clarinetto

Federico Bonoldi (1991), “Te Burao” ispirato dall’omonimo dipinto di Paul Gauguin
Alessia Binda, flauto Matteo Osmieri, chitarra
“Petite Suite Brésilienne” I . Valse-Bossa Nova II. Reve III. Samba IV. Finale, avec variations
Mathias Milanolo, sax soprano Andrea Maria Zanforlin, pf

Federico Vergagni (1986), “Hitchock nel bosco”
Alessandro Orlando, flauto Alessia Binda, ottavino Sonia Candellone, pianoforte
“Bell e Meucci”
Erika Patrucco, tromba Nicolò Bombelli, trombone Andrea M. Zanforlin, pianoforte

Giovedì 23 settembre ore 17.00
Musiche del ‘900
Luciano Berio (1925-2003), Sequenza V per Trombone
Nicolò Bombelli, trombone

Giacinto Scelsi (1905-1988), “Maknongan”
Maria Vincenza Cabizza (1992), “Vienna, 13 dicembre 1932”
Marina Boselli, euphonium

Frédéric Rzewski (1938-2021), “Winnsboro Cotton Mill Blues”
Francesco Parolo, pianoforte

Vinko Globokar (1934) , “Dos A Dos”
Erika Patrucco, tromba
Marina Boselli, euphonium

Venerdì 24 settembre ore 17.00
“Un inatteso protagonista e contemporanee dediche”
Dick Koomans (1957), Fantasia (1998)
Karlheinz Stockhausen (1928-2007),” Tierkreis” (Zodiac) (1974-75): Aries, Taurus, Gemini, Cancer, Leo, Virgo, Libraque, Scorpius, Arcitenens, Caper, Amphora, Pisces
Gabriele Marzella (1991), Toccata (2021)
Frederic Rzewski (1938- 2021), Ballade n. 6 (1980)
Gabriele Marzella, clavicembalo

Giuseppe Garbarino (1937), “Echi nel vento” (prima esecuzione assoluta):
Gianni Biocotino, flauto
Gigliola Grassi, pianoforte

Giuseppe Garbarino, “Gesti 3”, (prima esecuzione assoluta) Tre bozzetti per fagotto e pianoforte
Swin’ valse, Canto notturno, La ghironda.
Annamaria Barbaglia, fagotto
Gigliola Grassi, pianoforte

Franco Balliana (1954), “GI and GI”
Gianni Biocotino, flauto
Gigliola Grassi, pianoforte

Sabato 25 settembre ore 17.00
Bartòk con L.O.D.E.
Un progetto del Conservatorio ospite, il Conservatorio “Vivaldi” di Alessandria, Dipartimento di Composizione, Classe di Lettura della Partitura e Musica Elettronica.
Ideatore, coordinatore e docente, Andrea Cappelleri
L come Laboratorio/Lettura
O come Orchestrazione
D come Direzione
E come Esecuzione
Diciotto strumentazioni per Ensemble
Due rivisitazioni acusmatiche dal Mikrokosmos di Béla Bartòk
Compositori:
Paolo Ghiglione
Daniel Mangone
Paola Pellizzari
Antonio De Padua Roldan Sanchez
(Classi di Composizione Conservatorio “A. Vivaldi”)
Luca Carillo
Stefano Panelli
(Classe di Musica Elettronica Conservatorio “A. Vivaldi”)
Gregorio De Maria
(Conservatorio “G. Verdi” di Torino; menzione speciale al Concorso di Composizione –
“Il Coraggio è Libertà” – progetto “New T@ste” di Opera Munifica Istruzione – Torino)
Anthony Giaffeda
(Conservatoire de Musique, de Danse et d’Art Dramatique du Pays de Montbéliard- France)
Lorenzo Gioco
(Conservatorio “J. Tomadini” di Udine)
Direttori:
Giovanni Cestino (Conservatorio “A. Vivaldi)
Riccardo Bisatti e Davide Rausi (Conservatorio “G. Cantelli” di Novara)

Ensemble Vivaldi Contemporaneo (Conservatorio di Alessandria)